E’ stata un’esperienza emozionante quella vissuta nel viaggio in Patagonia (e non solo), tra l’8 e il 22 febbraio scorsi, da un gruppo di amici che ormai da molti anni vivono insieme simili progetti di viaggi. Gran parte di queste 24 persone risiede a San Benigno, Volpiano e nel Basso Canavese; la competenza organizzativa è di Maria Clara Sasso, in collaborazione con Antarctica di Torino.
E’ stato (anche) un tuffo nell’italianità argentina, con la guida Yamila (figlia di immigrati della nostra Penisola, a dispetto del nome), che ha fatto incontrare gli ospiti con la sua famiglia di origine calabrese trasferitasi in Argentina negli anni ’50. Fra un dolce italiano e il tradizionale mate, Pierino Coccimiglio e suo fratello hanno mostrato con orgoglio la loro piccola azienda che lavora il cuoio in località Matanza a Buenos Aires, e raccontato la lotta quotidiana per portare avanti l’attività.
Il viaggio è poi proseguito verso Ushuaia, la fine del mondo, cittadina all’estremo sud della Patagonia, nella Terra del Fuoco, da dove partono tutte le spedizioni per l’Antartide. Terra a sua volta “italianissima”, che ricorda anche don Bosco e tanti Salesiani, come il cardinal Cagliero e l’esploratore don Alberto De Agostini. Scenari grandiosi si sono susseguiti dal lago Argentino con i suoi iceberg fino al ghiacciaio Upsala; e soprattutto al Perito Moreno in tutta la sua maestosità e grandezza.
Non sono mancate capatine in Cile, al Torres del Paine dalle splendide montagne, e in Brasile, alle spettacolari cascate dell’Iguazu.
E sempre, ovunque, trovando gente che, al sentir parlare italiano, raccontava di un parente o amico con nostre origini: insomma, un viaggio “alla fine del mondo” per scoprire che ovunque, anche nelle zone più remote, l’Italia ha portato i suoi valori.
g.m.