ROMA – Dentro le mura leonine la voce che per il Giubileo 2025 si sarebbe provveduto a canonizzare qualche figura di spicco, con una forte devozione giovanile e una storia attuale, era nell’aria da diverso tempo. Il “toto-santo” non è mai bell’esercizio. Avviene però che dal 25 al 28 aprile si svolge la XVIII Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana per eleggere il nuovo Consiglio nazionale. Sono momenti come questi dove le voci si amplificano e a volte diventano realtà. Nomi importanti si sono succeduti nei vari incontri dell’assemblea; cardinali come Zuppi, Farrell, Semeraro, il segretario di Stato Parolin: una rappresentanza mica da poco del collegio cardinalizio.

Per inaugurare l’Assemblea il Papa chiama a raccolta tutti i membri dell’Azione Cattolica per un mega evento in Piazza San Pietro. I giornali parlano di più di 85mila persone. Nel colonnato del Bernini, fra una rispolverata a De André e una stramba orchestra di percussioni, il Santo Padre legge il discorso preparato per lui e poi alla fine si concede un’improvvisata che vale tutto il sermone. “Un abbraccio può cambiare una vita!”. 100% on focus, visto che il tema era “A braccia aperte”. Ma la notizia che adesso ci interessa deve ancora arrivare, e dovremo aspettare il giorno dopo nel tardo pomeriggio per averla. A parlare ai soli partecipanti dell’Assemblea a Sacrofano, vicino a Roma, è il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Un intervento corposo ed elaborato sulla santità, non certo da 7 minuti, in cui il cardinale a un certo punto però lancia una bomba. “Vorrei dirvi che la canonizzazione del beato Pier Giorgio Frassati è ormai chiara all’orizzonte e si profila per il prossimo anno giubilare”. Ed è subito giubilo.

Il virgolettato è lanciato per primo da Avvenire, seguono a catena tutti i media. Ciò che era “una voce” si concretizza, ora è venuto il momento in cui se ne può parlare. Fonti interne all’Assemblea dicono che il cardinale abbia fatto intendere senza sbilanciarsi troppo. D’altronde il Decreto pontificio non c’è ancora e senza quello non si va da nessuna parte. Ad ogni modo la notizia è fonte di una gioia immensa per tutte le realtà territoriali che sono particolarmente legate a Pier Giorgio Frassati.

Una notizia del genere, soprattutto a noi giovani, ci deve far ricordare la portata del messaggio di Frassati, ce lo deve proprio sbattere in faccia. Noi abbiamo tutto vicino di Pier Giorgio, ci siamo “quasi” cresciuti assieme, fra un giro a Villa Ametis a Pollone e uno in Duomo a Torino e i tanti luoghi che lo hanno visto presente e protagonista. In un certo qual modo ci è diventato quasi scontato. Come chi vive a Roma e passa tutti i giorni davanti al Colosseo, non ci fa più caso.

Molte più persone però non hanno avuto la nostra vicinanza geografica e nonostante questo hanno ben conosciuto il beato di Pollone. Verrebbe da dire “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”, ma è forse fin troppo banale.

L’estate scorsa ero a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù: erano tantissimi quelli che, presentandomi come piemontese e biellese mi rispondevano “Of course…Pier Giorgio Frassati?”. Del resto era fra i patroni della GMG. Credo fermamente che questa futura canonizzazione, per la quale aspettiamo il Decreto con il riconoscimento ufficiale, possa far comprendere ancora di più la sua figura in tutto il mondo e a noi che ce l’abbiamo in casa – e vicino di casa – dia una bella scossa. Un po’ come la cordicella che lui usava legarsi al polso per poi farsi svegliare presto la mattina dal giardiniere che la tirava dalla finestra, per non perdere la Messa.

“Verso l’alto – gridava Frassati dalle nostre montagne ai suoi amici –: pochi ma buoni come i maccheroni”. Non facciamoci sfilare via un così bell’esempio di santità solo perché ci sembra di sentirlo tutti i giorni. Riscopriamolo, assaporiamolo e proviamo ancora a meravigliarci di come un ragazzo poco più che ventenne abbia investito tutta la sua vita a coltivare il Signore nel suo cuore e nelle relazioni con gli altri.

Pier Giorgio era felice. “Tu mi domandi se sono allegro – vorremmo chiedergli – e come posso non esserlo? Finché la fede mi darà la forza – ci risponderebbe sorridendo – sarò sempre allegro!”.