(Cristina Terribili)

Ci sono temi difficili di cui scrivere. La difficoltà nasce dalla consapevolezza che un tema è delicato, la delicatezza si concretizza nella fragilità umana e la fragilità dell’uomo la mettiamo in luce ogni volta che si parla del mistero della vita o della morte. Un tema tanto complesso, come quello del suicidio, ci espone a riflessioni spinose perché implica il nostro essere, o meglio, il nostro non esserci quando qualcuno sceglie di dare fine alla propria vita.

Scrivere di suicidio però contempla l’affacciarsi alla vita, perché parlarne ha senso solo ed esclusivamente se serve a sensibilizzarci, a farci parte di una “comunità che cura”, vale a dire che si prende cura dei più fragili e che si rende disponibile a fare qualcosa affinché siano limitate le condizioni di isolamento sociale, affettivo, culturale, che possono portare una persona alla disperazione.

Nella nostra vita ci mettiamo spesso a confronto con pensieri riguardanti il senso della nostra esistenza. In adolescenza questi pensieri sono normali, ma ci sono occasioni nella vita di un adulto in cui si fanno i conti e un bilancio del cammino percorso, delle cose andate e degli obiettivi ancora da raggiungere.

Confrontarsi con qualcuno, sui pensieri della vita e della morte è sempre utile: permette di poter crescere, di potersi chiarire le idee. Possiamo aiutarci tutti nella prevenzione del suicidio, sapendo che l’integrazione sociale (far parte di un gruppo, di una squadra sportiva, di un club) aiuta a trovare una mano quando ci si sente in difficoltà. Possiamo far tesoro delle esperienze di vita di chi ci parla, arricchirci di nuove conoscenze utili, accrescere la fiducia in noi stessi e nei traguardi che ci siamo posti.

Più dei fattori economici, spingono verso gesti estremi la mancanza di persone di riferimento: pesa il non sapere che c’è qualcuno che ci vuole bene, che è pronto a comprenderci e a sostenerci. L’isolamento provoca danni importanti sull’uomo che, per antonomasia, è un animale sociale. Oggi le famiglie si sono rimpicciolite, le occasioni di socializzazione sono (state) limitate, fatichiamo ad uscir fuori dagli impegni quotidiani che sembrano avere il sopravvento, costringendoci a rinunciare a ciò che fa bene alla nostra mente ed al nostro spirito.

A tutta la comunità è chiesto di porre attenzione a chi vive una condizione di lutto importante, a chi vive stravolgimenti nella propria vita, a chi perde interesse nelle attività quotidiane e che (parafrasando le parole del Presidente Mattarella all’inaugurazione dell’Imago a Pescara), non si lascia coinvolgere dalla bellezza. Parlare dei propri dubbi, dei dolori, delle incertezze non è mai inutile, si può trovare un orecchio sensibile alle sofferenze e un’altra strada per far superare gli ostacoli della vita.

Il filo che collega lo spazio tra la vita e la morte è sottilissimo ma non per questo poco saldo, e sovente basta poco per far fare un salto verso la vita.