(Fabrizio Dassano)

In questo numero de Il Risveglio Popolare del 29 ottobre 1936 l’editoriale di padre Ernesto Casalis è un commento al discorso del duce a Bologna sulla crisi del sistema capitalistico che si trascina nefasta dal 1929, sulla creazione della via italiana dello stato corporativista, sulla foresta di 8 milioni di baionette pronte alla guerra. Chiaro suonava per i tempi il finale del suo editoriale: “O la pace romana o la rivoluzione moscovita. O il ramo d’olivo ondeggiante alle brezze vivificanti dello spirito, o fatalmente – che Dio ci scampi – il rombo della foresta (gli 8 milioni di baionette, n.d.r.) con le sue terribili conseguenze”.

In un altro articolo leggiamo del riconoscimento della Germania all’impero italiano compiuto da Hitler dopo il viaggio di Galeazzo Ciano alla sua residenza estiva a Berchtsgaden e dopo un lungo colloquio. Nelle notizie nazionali e internazionali registriamo la netta presa di posizione con l’articolo: “La Chiesa Cattolica difende la razza negra”. Che racconta ai lettori dell’ultimo congresso annuale della Federazione nazionale cattolica interrazziale a Cincinnati negli USA a cui hanno partecipato personalità di “razza negra e bianca”. “L’arcivescovo di Cincinnati, il domenicano John Timothy McNicholas, parlando del-l’Azione Cattolica organizzata, ha detto che alla tavola del Signore non vi sono distinzioni e ha espresso il desiderio che nella sua archidiocesi si costituisca un Comitato che promuova l’Azione Cattolica fra i negri, un gruppo che lavori in quella vigna del Signore. I negri – ha detto l’Arcivescovo (siamo nel 1936, non dimentichiamolo) – hanno bisogno che si dedichi ad essi un’attenzione che finora non hanno avuta, bisogna che la causa dei negri sia tenuta viva dai cattolici militanti”.

Prendeva poi la parola il gesuita John La Farge, famoso per avere avuto l’incarico da Papa Pio XI di redigere la bozza Humani generis unitas (Sull’unità del genere umano) preparata dal Papa prima della sua morte avvenuta il 10 febbraio 1939. L’enciclica conteneva una condanna categorica dell’antisemitismo, del razzismo, della persecuzione degli ebrei, del nazismo e della sua religione neopagana. Non essendo mai stata pubblicata, ci si riferisce ad essa come alla “Enciclica scomparsa”. Humani generis unitas fu materialmente scritta da tre padri gesuiti guidati da John La Farge. La bozza del testo rimase segreta fino al 1995 quando fu pubblicata in Francia e in lingua inglese.

La Farge al congresso di Cincinnati, come riporta il “Risveglio Popolare”, rilevava l’urgenza di applicare un programma di giustizia e di carità verso i negri d’America, quale la Chiesa Cattolica auspica ed insegna. “Vediamo crescere sempre più la tendenza di sostituire la violenza alla ragione. Tale sostituzione è consiglio della disperazione, è conseguenza dell’incredulità religiosa. È l’amaro frutto di un sistema di educazione pubblica che per più generazioni ha presentato alla gioventù americana un concetto della vita e del destino dal quale sono rigorosamente esclusi il nome e il concetto di Dio”. Garantire ai negri la giustizia dei bianchi era un primo obbiettivo nell’America razzista di quegli anni. Il dilemma era scoppiato in quell’anno alle Olimpiadi di Berlino.

L’opinione pubblica e la politica americana erano passate dall’idea del boicottaggio ai nazisti, alla partecipazione alla manifestazione sportiva mondiale, per dimostrare che la razza tedesca non era superiore. Il grande paradosso era che la squadra olimpionica USA era formata anche da atleti afro-americani discriminati in patria ed esibiti ora allo stadio di Berlino in un altro confronto di razze. Le opportunità per gli atleti neri negli Stati Uniti erano molto limitate, sia nello sport universitario che in quello professionistico. Gli atleti afro-americani che parteciparono ai Giochi Olimpici del 1936 vinsero un totale di 14 medaglie, di cui 4 d’oro vinte da Jesse Owens. Dopo i Giochi, gli atleti afro-americani trovarono ad accoglierli nel loro Paese le identiche politiche razziste di prima.

Vasta eco aveva avuto la giornata missionaria nazionale, in questo numero, e il giornale riportava un collage di stralci di articoli delle testate nazionali; troviamo qualche notizia sulla giornata missionaria diocesana nella pagina locale, come le generose offerte pervenute dalle parrocchie, dagli istituti maschili e soprattutto da quelli femminili, laddove l’Azione Cattolica era comunque meglio organizzata.

Si rammentava il convegno dell’Associazione dei Bersaglieri a Biella per il primo centenario di fondazione il 7 novembre con la sfilata per il centro cittadino delle rappresentanze di Piemonte, Liguria e Lombardia. La domenica mattina le rappresentanze, partendo da Oropa, si troveranno al lago Mucrone a 1932 metri d’altezza per l’inaugurazione di una fontana dedicata ai bersaglieri caduti. Contemporaneamente cerimonie alla chiesa di S. Sebastiano a Biella ove riposano le spoglie del fondatore Alessandro Lamarmora.
A Ivrea invece si relazionava sulla Giornata dello Studente della domenica precedente, organizzata a cura dell’Ufficio Diocesano Stu-denti dell’Azione Cattolica. Tra i vari momenti il giornale ricorda la premessa del professor Giovanni Getto, l’intervento del professor Giorgio La Pira dell’Università di Firenze con la relazione “Cristiane-simo e Verità” e l’avvocato Waldo Fusi sul tema “Cristianesimo e bellezza”.

Per la cronaca locale in questo numero de “Il Risve-glio Popolare” si parla del grave incidente motociclistico che costò la vita al giovane Angelo Pagliotti di 21 anni e serie ferite al cugino Dome-nico. La motocicletta di Angelo Pagliotti si era schiantata contro l’autocarro condotto da Cesare Arata a Torino, in corso Vercelli all’altezza di Strada della Campagna.

A Perosa si annunciava la morte del generale Fernando Perrone di San Martino, soldato e patriota discendente di una della casate nobiliari più illustri del Canavese. Partecipò alla conquista di Tripoli come capitano di cavalleria. Come colonnello comandò il 75° reggimento di fanteria nelle trincee francesi contro i tedeschi nella grande guerra con il corpo di spedizione italiano in Francia: “Rigido ed austero per la disciplina militare, aveva il cuore d’un buon padre, per cui era sinceramente amato dai suoi fanti che egli conosceva ad uno ad uno”. Fu ferito alla battaglia di Bligny ed ebbe la medaglia d’argento. “Dopo la guerra, quando la follia bolscevica stava per travolgere la nostra Nazione, il Barone Fernando Perrone riprese il suo posto di combattimento prima con le forze della Vittoria, poscia nei ranghi del Fascismo”. Fu addetto militare alle ambasciate di Atene e Costantinopoli e poi a Parigi come segretario del Fascio locale.

Altre notizie: il vescovo è accolto a San Giorgio Ca-navese dalla Banda Musicale dell’Oratorio e nella bella Chiesa ha amministrato la Cresima a più di 250 bambini. Matrimoni a Fiorano: Lidia Sogno con Mario Burli da Rovereto (Trento)e Anita Pauna con Antonio Francisco di Pietro. Per le nascite si registravano: Defilippi Egidio di Martino, Pistono Dario Giovanni di Savino, Pauna Pietro di Guido, Pistono Germano di Pietro, Brocco Elio nato e battezzato a Borgofranco, di Pierino (Vigiu) residente a Fiorano.

Il nostro giornale poi pubblicava le disposizioni per l’emigrazione in Africa Orientale Italiana: “Le Questure sono i soli uffici competenti al rilascio del lasciapassare per l’A.O.I. che è sempre subordinato al nulla-osta del Ministero delle Colonie”. Tre le tipologie di permesso: per i dipendenti delle imprese che già svolgono attività in A.O.I., per i privati che intendono intraprendere attività economica e per gli operai: “le domande vanno inoltrate tramite ufficio di collocamento ai Commissariati per le migrazioni e la colonizzazione”. Nella pubblicità troviamo: “Salvatevi dai malanni della brutta stagione con le pastiglie alla codeina Becher” e “Basta con i cinti erniari usate invece la nuova invenzione del dottor Barrere”.