Secondo la tradizione e ai codici liturgici medievali conservati nell’Archivio Capitolare di Vercelli, apparteneva alla famiglia Bulgaro, feudatari di Vittimulo, dal cui castello ebbe origine l’attuale paese di Salussola. Fu a Roma per perfezionare gli studi, conobbe il futuro S. Gregorio Magno, nacque una profonda amicizia e anche Pietro si fece religioso. Gregorio, eletto papa, lo inviò in Sicilia come suo Vicario.

Alla morte del papa difese i suoi scritti dal rogo e da quell’azione lui stesso morì. Il glorioso gesto di Pietro salvò un patrimonio che è oggi di tutta la cristianità. Il culto si diffuse anche in terra vercellese, e due secoli dopo i suoi resti furono sottratti e misteriosamente condotti nel castello di Salussola.

Se ne perse ogni traccia, ma in seguito alla visione di una pia donna furono ritrovati.

Il Vescovo Ingone dei marchesi d’Ivrea riconobbe le reliquie come autentiche. Il culto si era esteso ai paesi vicini che invocavano Pietro durante le pestilenze.