Il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici (Cdae) della Diocesi di Ivrea si è riunito ieri, mercoledì 9 maggio, per esaminare la questione inerente alla casa di riposo di Piova, il cui immobile è di proprietà della Parrocchia di Cintano. Il Cdae ha ritenuto quindi opportuno ricordare ed evidenziare alcuni punti sulla situazione che ha avuto inizio qualche anno or sono.
L’immobile in questione era stato concesso alla società “Ariete” con un regolare contratto di affitto perché potesse esercitarvi la propria attività di casa di riposo. Purtroppo uno dei soci della società “Ariete” fu coinvolto nell’inchiesta Minotauro; successivamente – era il 1° aprile del 2014 – la “Ariete” venne comprata da un’altra società, la “Si.Ar.”, la quale subentrò nel contratto di affitto e nella gestione della casa di riposo. E’ da quel momento che la “Si.Ar.” ha iniziato a non pagare più l’affitto, dando vita a un contenzioso legale e obbligando in qualche modo la Parrocchia a non rinnovare più il contratto.
Persistendo questa situazione la Parrocchia di Cintano, con procedura giudiziaria, ha chiesto lo sfratto per la “Si.Ar.” a causa dell’occupazione abusiva dell’immobile. Come non bastasse in una situazione tanto intricata, nel mezzo della quale ci sono pure gli anziani ospitati nella casa di riposo, mentre il processo era avviato, nel dicembre 2014 la “Si.Ar.” cede l’azienda a una terza società, “La 98”, che però continua ad occupare abusivamente l’immobile senza pagare l’affitto.

Nel settembre 2017, “La 98” cede a sua volta l’azienda a una (quarta) società denominata “Pontis”, che pur pagando i primi 5 mesi di canone, (sospendendolo poi da febbraio a maggio 2018), protrae così l’occupazione abusiva dell’immobile non essendoci contratto di affitto.
Nel frattempo si fa vivo il Comune di Cintano, che chiede alla proprietà – cioè alla Parrocchia – il pagamento dell’Imu per una cifra di circa 100 mila euro. Denari che la Parrocchia non ha, in quanto non riscuote dal 2014 nessun canone sull’immobile se non i 5 mesi di fine 2017.

A più di tre anni dall’inizio della vicenda, nel novembre 2017 la Corte di Appello di Torino emette contro “Si.Ar.” e “La 98” – e di conseguenza anche contro l’attuale occupante “Pontis” – una sentenza di liberazione dell’immobile e la condanna al pagamento dell’indennità di occupazione abusiva. Sembra esserci un ravvedimento quando, in seguito alla sentenza, la “Pontis” chiede alla Parrocchia di poter inaugurare un nuovo rapporto di collaborazione con un regolare contratto di affitto. A quel punto la Parrocchia di Cintano, cosciente del fatto che si tratta comunque di una casa dove risiedono delle persone anziane che nulla hanno a che vedere con questa incresciosa situazione, offre la propria disponibilità per la stipula del nuovo contratto di affitto, ma chiede al contempo alcune garanzie sul pagamento dell’affitto – una fidejussione -, al fine di poter pagare a sua volta il debito con il Comune di Cintano per l’Imu sull’immobile.

Qualche settimana fa, Parrocchia di Cintano e “Pontis” si sono incontrate in Prefettura dove, con la mediazione dei funzionari, sono state poste delle condizioni “minime” per poter ipotizzare di raggiungere un accordo. Queste condizioni “minime” sono state poi sottoscritte da entrambe le parti, ma all’incontro del 2 maggio scorso, a Rivarolo nella sede della Uil, per la stipula del contratto definitivo di locazione, le parti non hanno trovato l’accordo sul tipo di fideiussione.
A quel punto, l’amministratore parrocchiale di Cintano don Angelo Bianchi, ha chiesto una sospensiva per sottoporre la situazione attuale all’ufficio Affari Economici della diocesi, impegnandosi peraltro a non esercitare, fino ai primi di giugno, lo sfratto certificato dal tribunale.
Considerata la situazione che è venuta a crearsi – da una parte la Parrocchia di Cintano che pazienta per lunghi anni senza ricevere l’affitto, ma che a sua volta è debitrice verso il Comune dell’Imu e non vuole comunque creare disagio agli ospiti anziani e ai lavoratori della casa di riposo; dall’altra la società “Pontis” come ultimo anello di una catena che non ha mantenuto fede agli impegni presi nel corso degli anni – il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici auspica che si possa arrivare rapidamente ad una soluzione conciliativa della vicenda tra le parti coinvolte.
Ossia, che in primo luogo “Pontis” accolga le condizioni “minime” richieste dalla Parrocchia e concordate tra le parti nell’incontro in Prefettura e le metta in pratica fin da subito; in seconda istanza che la Parrocchia possa finalmente stipulare il contratto di affitto con “Pontis” e ricevere i pagamenti dovuti; ed infine che tutti i soggetti coinvolti, tra cui il Comune di Cintano e gli Istituti di credito, contribuiscano col loro sostegno a mettere la parola fine a questa situazione che ormai si protrae da troppi anni e ha una ricaduta negativa sul territorio.