La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda

(Maria Beatrice Vallero)

Il male è di questo mondo, ed è giusto che lo si voglia combattere. Quante volte le persone buone rimangono turbate davanti a piccoli o grandi episodi di egoismo, cattiveria e ingiustizia, e vorrebbero in cuor loro cambiare la realtà. Vorrebbero far capire a tanta gente che si sta comportando in modo sbagliato e che la Verità è da un’altra parte, è un Altro. Nelle loro anime crescono così molti buoni propositi, come il desiderio di testimoniare Gesù, di evangelizzare e di convertire il mondo, fino a quando… fino a quando non si accorgono che il lavoro da fare nel campo di Dio è troppo! Il male sembra molto di più del bene che una persona buona può compiere, e la frustrazione e il senso d’impotenza rischiano di diventare i sentimenti dominanti. Gesù offre allora una frase che è la chiave per sbloccare la situazione: “Togli prima la trave dal tuo occhio.”

Fino a quando considereremo l’evangelizzazione una performance ne usciremo sempre sconfitti, perché non è quella la nostra missione primaria. C’è una precedenza assoluta rispetto a qualsiasi missione fuori di noi, ed è l’evangelizzazione dentro di noi. Siamo noi stessi i primi a cui bisogna annunciare il Vangelo. Perché non c’è nessuno che sia tanto santo da essere già perfetto. C’è un cuore da coltivare, c’è un campo dentro di noi da curare. E questo campo è il tabernacolo di Dio.

Come può un ostensorio pretendere di esporre all’adorazione della gente l’ostia consacrata se il suo vetro è opaco? Gesù ci chiede solo due cose: amarlo e lasciarci amare, e per questo dobbiamo allenarci a lasciargli spazio dentro di noi. Come? Con la preghiera, la contemplazione e il silenzio. Con un “ti amo, Gesù” pronunciato mentre andiamo a fare la spesa. Con un “dammi il tuo Cuore” detto prima di chiudere gli occhi la sera. Con il riconoscere che i difetti degli altri sono gli stessi che abitano dentro di noi, e che senza Dio “nulla è nell’uomo, nulla è senza colpa” (Inno “Vieni Santo Spirito”).

Sarà Gesù a cambiare il mondo con il cuore che gli avremo offerto perché, finalmente, ognuno di noi smetterà di preoccuparsi di convertire gli altri, e cercherà prima di tutto di convertire se stesso. Buona Quaresima!

(Lc 6,39-45) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza all’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.