Con le guerre alle porte (in Ucraina e in Medio Oriente) la politica estera diviene preminente per l’Italia; ma il Governo è spaccato sui rapporti con l’Europa e con Putin.

Al convegno romano di Identità e Democrazia (la formazione europea di estrema destra) la Lega ha attaccato la Meloni con un video di Marine Le Pen, contraria ai “buoni rapporti” della premier con la presidente dell’UE, Ursula von der Leyen. La reazione più ferma alla mossa elettorale di Salvini è giunta dall’altro vice-premier, Tajani, che ha rilanciato la linea del PPE: sì al rinnovo del mandato di Ursula, nessuna intesa con il nazionalismo populista della Le Pen o con i tedeschi dell’AfD, filo-nazisti. A metà strada Giorgia Meloni che ha smentito impegni con Ursula e ha negato convergenze con i socialisti e i liberali; ma, stando ai sondaggi, senza larghe intese il nuovo Parlamento di Strasburgo sarebbe ingovernabile. In concreto Salvini ha reso senza sbocchi europei la posizione di FdI, rendendo marginale la linea del Governo, non solo sulla candidatura della von der Lyen, ma anche sull’ipotesi avanzata da Macron di un ritorno sulla scena di Bruxelles di Mario Draghi, quale presidente del Consiglio UE. Il centro-destra, con tre disegni diversi, rende l’Italia più debole a Bruxelles, mentre permane il disagio per le aperture a Putin di Salvini, criticato persino dalla Le Pen per il giudizio positivo sul voto russo.

Anche nel Carroccio c’è disagio per la linea Salvini: al convegno di Roma erano assenti i tre Governatori del Nord (il lombardo Fontana, il veneto Zaia e il friulano Fedriga) e il capogruppo al Senato, Romeo: esprimono il filone “nordista” della Lega, contrario come Bossi alle intese con l’estrema destra europea, attento ai ceti produttivi della Padania, sostanzialmente “europeista” ma non sovranista. La Lega andrà a congresso in autunno, dopo il voto europeo: quest’assise è la vera preoccupazione della Meloni, perché le divergenze potrebbero far vacillare la coalizione di centro-destra, che nel frattempo ha messo in congelatore le riforme più importanti e discusse: il premierato elettivo, l’autonomia regionale differenziata, la giustizia. In questo quadro, delicato e confuso, Forza Italia con Tajani insiste sull’apertura ai Centristi, non solo in Basilicata e Piemonte, ma anche a livello nazionale.

Nell’area centrista si profila l’intesa tra i Radicali della Bonino, “Italia Viva” di Renzi, i Socialisti e alcune formazioni minori per una lista europea collegata a Macron: l’obiettivo è superare il tetto del 4% per eleggere europarlamentari; anche Calenda con Azione sarà presente alla competizione, con alcuni radicali dissidenti. Resta la divisione di un filone politico valutato sul 10-12%, con permanenti dissensi su temi essenziali: sui temi etici, ad esempio, c’è un solco profondo tra i Radicali e gli esponenti dell’area cattolico-democratica.

A sinistra è sfida aperta per il primato tra il Pd e il M5S: secondo i sondaggi due soli punti separano la Schlein (19%) da Conte (17%). Questa “gara” è alla base delle difficoltà del “campo largo” (come in Piemonte) e non aiuta intese successive: la Schlein accentua le posizioni radicali all’interno del PSOE, anche con un “no” preventivo alla ricandidatura di Ursula von der Leyen (ma senza indicare una maggioranza “possibile” a Strasburgo). Conte, che non ha ancora raggiunto un’intesa con i Verdi, mantiene una doppia linea: progressista e centrista, disponibile al rinnovo delle larghe intese (gli eurodeputati pentastellati sono stati determinanti per il varo del governo Ursula, con Popolari, Socialisti, Liberali, Verdi).

La campagna elettorale dovrebbe evidenziare all’opinione pubblica la differenza tra “europeisti” ed “euroscettici”, tra chi propone il rafforzamento di Bruxelles e chi lavora per le autonomie nazionali; e anche sul tema delicato della pace in Europa si attendono proposte concrete, mentre perdura l’aggressione russa a Kiev. Essenziali inoltre le tematiche sulla “svolta verde”, la tutela dell’occupazione, l’attenzione ai più fragili, le questioni etiche.

L’elettorato, per tornare alle urne, attende dai partiti risposte precise sui grandi nodi aperti, compresa la nuova sfida epocale dell’intelligenza artificiale. Idee e progetti, non solo le rivalità tra i leader.