(Filippo Ciantia)

Nella mattina di lunedì 22 febbraio mi ha raggiunto la notizia dell’assassinio dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo. Nell’est della Repubblica Democratica del Congo, sulla strada che, attraverso la foresta, porta da Goma a Rutshuru. Che dolore, che fratellanza percepita subito, che tristezza per il Male che continua a mietere vittime: note, come oggi, sconosciute e anonime, come le tantissime nei decenni di guerra.

Mi ricordo che circa vent’anni fa ero andato a Rutshuru, proprio seguendo quella strada e tutto era andato bene. La vita è appesa a un filo.

Dovevo incontrare un missionario che si prendeva cura di molti profughi che avevano trovato rifugio nei pressi della missione. Non trovai nessuno: il missionario di cui non ricordo il nome, un polacco, era andato a trovare una famiglia in un villaggio della parrocchia. “Tornerà domani molto tardi: il villaggio si vede da qui, ma si trova dall’altra parte della valle. Ci vogliono 4 ore di cammino per arrivarci, non ci sono strade ma piccoli sentieri. Dormirà là”.

Era tardi e dovetti fermarmi per la notte. Dalla terrazza della missione guardavo nell’oscurità della notte illuminata dalle fiamme del vulcano Nyiragongo, pensando al missionario seduto attorno al fuoco ad ascoltare la storia della vita della sconosciuta famiglia, in mezzo alla foresta.

La mattina del 22 febbraio di 16 anni fa moriva don Luigi Giussani, cui devo tanto, forse tutto, perché, grazie alla sua fede appassionata, ho riconquistato la mia stessa vita.

Quando, nella buia notte di Rutshuru pensavo al missionario Pallottino e i suoi pochi parrocchiani nella foresta tropicale, ho ricordato un episodio narrato da don Giuss. In uno dei suoi viaggi in Brasile, fu invitato da un missionario ad accompagnarlo nelle sue visite ai fedeli nella foresta. Otto ore di cammino per andare a visitare un uomo solo. Giussani si fermò quando iniziò la palude: “Non dimenticherò mai quel missionario che proseguiva il suo cammino.

Rischiava la vita per andare a trovare un altro uomo, che forse, mai più rivedrà…. Il Cristianesimo è una passione per l’uomo, è un amore all’uomo”.

In questa mattina del 22 febbraio il mio cuore si è riempito di gratitudine per questo padre e per quei fratelli. Continuate ad accompagnarmi sulla strada della vita.