(Filippo Ciantia)
Ai lati delle nostre strade, nelle banchine tra l’erba di un verde nuovo, sono fioriti i papaveri. Non crescono più nei campi di grano. I pesticidi li hanno scacciati nelle periferie. Lo scalo ferroviario che ogni mattina costeggio per recarmi al lavoro è punteggiato di queste macchie infuocate. Eppure, il papavero è un fiore delicato e il vento ne muove facilmente i petali leggeri e piega lo stelo sottile e apparentemente fragile.
Nel mondo anglosassone sono il simbolo dei caduti nelle guerre. I campi di battaglia della Francia dopo la fine dell’inutile strage che fu la Grande Guerra, furono invasi da una crescita straordinaria di papaveri, che fecero rosseggiare le terre che coprivano i resti di tanti giovani. Da allora, durante le due settimane che precedono le celebrazioni della fine della guerra, nei paesi del Commonwealth si indossano, vicino al cuore, spille con questo fiore rosso.
Questi punti infuocati nel verde dei prati, mi ricordano il coraggio dello zio Gianfranco fucilato perché partigiano, il nonno Matteo, morto per una fucilata sbagliata mentre, dopo la liberazione, organizzava il comune, l’onore di papà Salvatore che sceglieva la deportazione nei campi di concentramento piuttosto che continuare a combattere dalla parte sbagliata e lo zio Giuseppe disperso negli abissi dopo l’affondamento della sua nave nel Mediterraneo, come accade a tanti anche oggi.
Era una guerra, come quella combattuta da Ketty e Phyllis, eroine della lotta all’AIDS in Uganda. Il loro cuore appassionato non si è arreso al dolore, all’abbandono e alla rassegnazione. Hanno affrontato la malattia con coraggio, mettendosi al servizio di chi, come loro, soffriva lo stigma e rischiava la vita. Attorno a loro sono cresciute comunità che si prendono cura di migliaia di malati e orfani, anche dopo la loro morte.
Il fiorire dei papaveri mi ricorda i cuori infuocati di passione, desiderio e fede di chi ha offerto la vita per il bene e per una vita più degna per gli altri e le generazioni future.
“Nei campi delle Fiandre sbocciano i papaveri/ tra le file di croci/ che segnano il nostro posto: e nel cielo/ volano le allodole, cantando ancora con coraggio, / appena udite in terra tra i colpi d’arma da fuoco.” (John McCrae)