Superato il fatidico equinozio, lentamente ma inesorabilmente scivoliamo verso il cambio dell’ora. Manca solo più un mese: infatti nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre prossimi, alle 3 di notte, dovremo tutti alzarci e mettere le lancette indietro di 60 minuti. Non voglio più tornare sull’annosa questione che questo fenomeno porta dei danni alla salute, soprattutto alla mia. La politica europea non è stata in grado di cambiare nulla. Io ho già l’ansia adesso. L’ora cambia soltanto nel 40% dei Paesi del mondo. Noi siamo sempre i più furbi! Una caratteristica che contraddistingue l’Europa e il Nord America e altre zone del pianeta occidentalizzate.

L’idea di vivere sempre più al buio, giorno dopo giorno, mi attanaglia. Perderemo lentamente l’abbronzatura, ci trasformeremo in esseri bianchicci e slavati, vagheremo nelle tenebre per i prossimi mesi come lemuri (in senso classico). È un fenomeno ripetitivo e lo viviamo ogni anno in questa stagione.

Ora però il problema previsionale impellente è un altro: avremo un inverno freddo o mite? Spenderemo di più o di meno in riscaldamento? Arriveremo in primavera inoltrata senz’acqua? Sul Monte Rosa il Politecnico di Milano sta trivellando il sedime del rifugio Margherita su Punta Gnifetti a 4.556 metri per controllare il comportamento del permafrost con l’innalzamento termico. A quote più basse lo scioglimento del ghiaccio ex perenne nelle rocce sta provocando frane. Le notizie climatiche sono sempre più drammatiche. Alla nocciola piemontese doc quest’anno (come l’anno scorso) non si è riusciti a fissare un prezzo di mercato per via della prolungata siccità della primavera scorsa che ne compromette il rendimento qualitativo e quantitativo. Pare sia nata un’organizzazione per scongiurare il grave pericolo di estinzione del torrone alle nocciole!

Le notizie che entrano a casa nostra sono sempre molto allarmanti e turbano noi, di una certa età, che eravamo abituati al Carosello e agli sceneggiati televisivi tratti dai grandi classici. Ma osservando le galline nel pollaio, possiamo risolvere molti enigmi del genere umano: la prima analogia è che entrambi siamo bipedi, noi implumi loro invece no. Le loro femmine fanno le uova e le femmine umane no. Il gallo urla già dal mattino presto esattamente come parte dei maschi umani.

Le galline hanno gli occhi collocati sui due lati della testa, molto distanziati tra loro, favorendo una vista monoculare a 300° che permette di vedere bene gli oggetti in movimento, come un eventuale predatore. Per contro vedono male gli oggetti fermi, come un albero, una recinzione, o un televisore. Gli umani al contrario hanno due occhi frontali che vedono per circa 200° gradi, poco oltre la metà delle galline. Vorrà dire qualcosa? Però vediamo in stereoscopia per prendere le distanze, retaggio di quando eravamo esseri arboricoli e dovevamo saltare prendendo bene la misura del ramo senza precipitare.

Non vivendo più essenzialmente sugli alberi, la nostra vista è perfetta per vedere la Tv, lo smartphone e il computer: purtroppo appare ormai poco e sempre meno allenata a vedere la realtà circostante a tutto tondo.