XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Il seminatore uscì a seminare.

(Elisa Moro)

Un Dio contadino che spande i semi della Parola a piene mani nella vita di ogni uomo, infaticabile e determinato nella fiducia. È questa l’immagine che emerge nitida dalla parabola, assai nota anche popolarmente, “del seminatore”.

Il Creatore semina, osserva i germogli, si rallegra nel vedere la crescita delle piccole piante. È Lui il vero protagonista di questa parabola, con il suo generoso donarsi e il non privare mai di doni, nonostante l’aridità dell’essere, nel corso dell’esistenza, via calpestata, campo di pietre, roveto irto di spine nel cuore. È commovente pensare a questo Dio che semina con così tanta cura per ricevere da noi, a volte, risultati così scarsi.

Un Santo Padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, nel commentare questa pagina, si domandò incuriosito “Ma, si dirà, perché mai buttarla (la semente) tra i rovi, tra le pietre o sulla strada?” (Comm. XLIV).

Nella vita spirituale non si può tuttavia ragionare con gli occhi e il cuore del mondo: ogni anima può essere strada e non trovare un minuto di tregua, di passione per la Parola, di sosta per Dio, “fermatevi e sappiate che io sono Dio” (Salmo 46, 11); si può divenire terreno sassoso, vittime di una perenne e mai risolta adolescenza, con un cuore che si accontenta di sensazioni momentanee e superficiali, “si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra” (Isaia, 29, 13); infine quantomai attuale è l’avere la spina del quotidiano, di conciliare famiglia, lavoro, di resistere allo scoraggiamento, alla solitudine, all’incertezza per il futuro, senza lasciare spazio per un sogno grande di Assoluto, “questa è la sorte di chi confida in se stesso” (Salmo 49, 14-15).

Il Signore invita ad essere terra, ovvero ad essere umanità nella totalità e assoluta bellezza. L’azione del seminatore – come suggerisce sant’Ambrogio – è umanizzante: “Considera, uomo, donde hai preso il nome” e aggiunge: “Certamente da humus, dalla terra, la quale elargisce tutto a tutti. Perciò è stata chiamata “umanità” la particolare virtù propria dell’uomo” (I doveri, III, 16).

Il modello di come essere terra fertile è Maria, capace di mettersi a completa disposizione come suolo, divenire “suolo santo della Chiesa, accogliendo il mistero della terra” usando le parole di un omelia dell’allora Card. Ratzinger, “lasciandosi usare per venir trasformata in colui che ha bisogno di noi per diventare frutto della terra”.

Forma breve (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore
uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».