XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me

(Elisa Moro)

È una grande provocazione quella che il Signore propone nelle parole del Vangelo di questa domenica, soprattutto in una società, quella attuale occidentale, sempre più edonistica, alla ricerca spasmodica del benessere e del piacere ad ogni costo.

A tratti esse paiono anche violente e contraddittorie di principi etici universali: il rispetto per le figure parentali, l’affetto per i genitori: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt. 10, 37).

La sequela del Signore esige che i migliori affetti familiari vengano posposti all’amore che dobbiamo a Lui; ben lo aveva compreso il Patrono d’Europa, San Benedetto, che trasse da San Cipriano e che sintetizzò nella sua Regola (IV, 21) il programma di vita dei monaci: “Nihil amori Christi praeponere”, “Niente anteporre all’amore di Cristo”.

Questa è l’autentica proposta di santità, valida per il cristiano d’ogni tempo, il quale riconosce in Lui la fonte dell’Amore, che ama eternamente ciascuno e, nella misura in cui noi accogliamo questo dono, rende possibile ogni amore umano.

È in virtù di questa radicalizzazione nel vero Amore, di questo scoprirsi desiderati dallo sguardo di Dio, che si può aderire alla missione, al “prendere la croce” del proprio uomo vecchio, facendo “morire le membra che appartengono alla mondanità” (Col 3,5).

Si tratta di rinnegare se stessi, o meglio, di un liberarsi da se stessi, per conoscere Gesù Cristo, e solo in Lui, anche la nostra reale identità di uomini e donne.

Accettare la croce per trovare la vita vera, è quanto hanno trasmesso con il loro stesso sangue e con la loro vita i Santi Apostoli e Martiri che la Chiesa ricorda con affetto il 29 giugno: Pietro e Paolo, colonne eccelse e fondanti della Chiesa di Roma che presiede a tutta la Chiesa pellegrina nel mondo.

“Che cosa chiedono i martiri da noi?” (Serm. de Sanctis – Sant’Agostino). Non certo le nostre preghiere o le lodi. Essi interpellano e guidano il nostro costante cammino di conversione, nella continua confessione petrina che risuona, soprattutto nei momenti di difficoltà: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv. 6, 68).

Seguiamo il Signore, anche nella via stretta della Croce percorsa dai Santi Apostoli: “amiamone la fede, i patimenti, le fatiche, la vita. Con questo amore facciamo progressi”, avanziamo per questa strada erta, “era stretta, ma essa è divenuta agevole” (Sant’Agostino) al passaggio di queste magnifiche figure di fede e carità.

(Mt 10,37-42) In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».