Il Museo “Pier Alessandro Garda” splenderà presto di nuova luce: dal 17 marzo aprirà al pubblico altre due sale, unicamente destinate alle opere della celebre Collezione Guelpa-Croff.
Pervenuta al Comune d’Ivrea nel 2003 per volontà testamentarie della signora Lucia Guelpa, la raccolta era, in origine, proprietà di Abdone Croff, ultimo esponente di un’importante famiglia milanese di imprenditori specializzati in tessuti per l’arredamento.
Giunti al Museo “Garda” nel 2014, i capolavori della collezione sono ora visibili a tutti: una prima sala è già stata allestita e altre due, come detto, saranno fruibili dalla prossima settimana. Di quest’ultime, una sarà dedicata al genere dei ritratti, l’altra presenterà opere dal contenuto paesaggistico. È qui che troveranno collocazione due tele del celebre Giorgio de Chirico, “Pesche sulla frasca” (nella foto) e “Bosco di lauri”, datate entrambe al 1940. La prima, maggiormente legata ai pregressi dell’artista, manifesta l’interesse per la natura morta già palesato dal pittore nella fase metafisica e riproposto successivamente negli anni Quaranta. La seconda, invece, risente dello stile tardo impressionista di Michele Cascella, tra i massimi artisti figurativi italiani del Novecento. È evidente come l’attività di De Chirico fosse assai apprezzata da Abdone Croff, che pare aver commissionato all’artista anche una “Annunciazione”.
Per quanto riguarda i capolavori attualmente esposti, l’opera di maggior pregio può essere riconosciuta nel “San Sebastiano”, straordinaria tela seicentesca attribuita alla cerchia di Nicolas Régnier, pittore caravaggesco di origine francese. La visione di scorcio e il marcato patetismo sono qui accompagnati da una vena classicista, che si esprime nell’idealizzazione formale del corpo del Santo, fulcro della scena.
Nella medesima sala, è possibile ammirare la “Crocifissione con Santi” di Giovanni del Biondo, fedele seguace di Giotto attivo nella seconda metà del Trecento a Firenze, che riprende i modelli compositivi del grande maestro traducendoli in una vena più popolaresca. Spicca poi l’opera di Neri di Bicci, una “Madonna con Bambino e angeli” della seconda metà del Quattrocento, in cui l’attenzione è catturata dal Bambino che gioca con un cardellino. Di seguito, il medesimo soggetto mariano è ripreso, seppur con una composizione differente, da un imitatore ottocentesco di Giovanni Bellini, che adotta soluzioni del primo Cinquecento veneziano.
Del 1938 sono, invece, i disegni di Pietro Annigoni raffiguranti “Caino e Abele”, due nudi dalla studiata resa anatomica e dallo spiccato dinamismo. Al medesimo artista appartiene, infine, la tela con il “Sermone di San Francesco”, datata al 1946, nella quale la predica del Santo è calata in un’atmosfera piuttosto surreale.

Martina Gueli