Chiesa gremita, in San Maurizio e San Domenico ad Ivrea, lunedì 27 maggio, per la Santa Messa solenne in occasione della Memoria liturgica del “Santo della gioia”, San Filippo Neri.

Quest’anno, come è noto, la celebrazione ha avuto luogo il 27 e non il 26, come prevede il calendario liturgico, in quanto il 26 è caduto nella Domenica della Santissima Trinità, prevalente.

Quest’anno si colloca – per dir così – tra due importanti ricorrenze: l’una trascorsa (nel 2022, il IV Centenario dalla canonizzazione del Santo), l’altra ormai prossima, nel 2025, quando ricorrerà il 430.mo anniversario dalla nascita al Cielo di San Filippo.

La Celebrazione è stata presieduta dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato C.O. .

Come si ricorderà, la canonizzazione di San Filippo Neri avvenne il 12 marzo 1622, quando Papa Gregorio XV elevò agli onori degli altari, oltre a Filippo NeriIgnazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa d’Avila e Isidoro l’agricoltore.

Un uomo, Filippo, laico per 36 anni e sacerdote per i restanti 44, dal cuore grande, vissuto nel Rinascimento, “nell’epoca dell’intensità della vita” – per dirla con le parole di uno storico di fine Ottocento, Johan Huizinga – che lui ha perfettamente incarnato nel suo spirito, stravolgendo con l’inedito esempio di un’esistenza infuocata e “sopra le righe”, la stessa città di Roma, convinto che “chi fa bene a Roma, fa bene al mondo intero”.

Apostolo di un’evangelizzazione nuova, conosciuto per le “bizzarie” e le burle, ma profondamente contemplativo, “innamorato della preghiera intima e solitaria”, spesso nelle catacombe, soprattutto quelle di San Sebastiano, ma anche della comunione fraterna, vissuta con i primi discepoli del nascente Oratorio, sorto senza un minuzioso progetto alle spalle o una precisa volontà “programmatica” di Filippo, che tuttavia vedeva quest’opera crescere e maturare, anche al di fuori della città di Roma.

San Filippo amava ripetere: “Chi vuol altro che non sia Cristo non sa quel che si voglia, chi cerca altro che Cristo non sa quel che si dimandi, chi fa e non per Cristo non sa quel che si faccia”.

A partire da quel cuore trasformato, fisicamente dilatato da quell’esperienza mistica, vissuta nella Pentecoste del 1544, quando ancora era laico, e constatata, dopo la morte del Santo, da numerosi Medici e testimoni oculari, la vita di Filippo è diventata segno tangibile dell’accogliere la vita nuova di Cristo.

Quel segno straordinario, definito da Pio XII – quando era giovane chierichetto alla Vallicella – nel quarto centenario di questo evento, “prodigio nuovo… singolare carisma di carità”, diventa, “per la Chiesa intera”, la modalità con cui rimanere uniti a Cristo, come veri tralci, aperti all’azione dello Spirito, permettendo frutti sempre nuovi, come dimostrano le numerose case oratoriane che continuano a sorgere, negli ultimi anni, in tutto il mondo.

Sotto la protezione di questo Santo, invocato anche come “Consigliere dei Pontefici” e “Apostolo della Città Eterna”, la comunità oratoriana di Ivrea (di recente riconoscimento canonico), invita a volgere lo sguardo a Filippo Neri, modello sempre attuale: ha vissuto in pienezza, libertà e originalità la vita di battezzato in un’epoca oggettivamente “non facile”, suscitando, oggi come allora, stupore e attrazione, e continuando ad essere, per quanti lo incontrano sul cammino, via che porta all’incontro con Cristo.

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