(Mario Berardi)

Accanto alla crisi sanitaria e a quella economico-sociale, il Covid-19 ha fatto esplodere la crisi della politica: il governo Conte regge per assenza di alternative, ma le due coalizioni (centro-sinistra e destra-centro) sono entrambe divise e questo ostacola l’urgenza degli interventi.

Emblematica la preparazione delle elezioni regionali in Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia: i partiti di governo sono alleati soltanto in Liguria, mentre il destra-centro sta mettendo in discussione le precedenti intese. I Pentastellati non hanno accolto l’appello unitario del segretario Pd Zingaretti, ma negli stessi Dem emergono i dissensi: a Torino e in Piemonte il partito ha rifiutato l’ipotesi di alleanze con i Grillini per le prossime amministrative.

Nel destra-centro, dopo l’attacco a Berlusconi per la sua scelta europeista di concordia nazionale, Salvini ha chiesto nuovi nomi per i Governatori di Campania e Puglia; soprattutto, insieme alla Meloni, ha chiesto elezioni politiche subito, mentre Forza Italia è pronta a partecipare agli Stati generali sull’economia promossi da Conte.

Per evitare improvvise cadute istituzionali i partiti stanno trattando per il ritorno a un sistema proporzionale puro, ovvero a una struttura parlamentare da prima Repubblica. Con una differenza: oggi manca un partito forte (com’è stata la Dc) di riferimento perché sia la Lega sia il Pd non vanno oltre la soglia del 25%. La governabilità continuerà quindi a essere difficile, anche perché permane il travaglio dei Grillini, divisi su scelte essenziali e determinanti.

La bussola – come ha sempre indicato Mattarella – potrebbe essere costituita dalla scelta europeista, ovvero il discrimine tra i sovranisti e i sostenitori dell’alleanza comunitaria compiuta settant’anni fa da Adenauer, De Gasperi, Schumann.

In questo senso la svolta politica di Bruxelles di Ursula von Der Leyen (sostenuta da Popolari, Socialisti e Democratici, Liberali, Verdi) rappresenta la vera novità per tutti i Paesi dell’UE; e sono proprio i massicci stanziamenti europei (a cominciare dai 1300 miliardi messi in campo dalla BCE, oltre al Recovery Fund da 750 miliardi) il punto di svolta per le economie del Vecchio Continente, a cominciare dall’Italia; a questo si aggiunga il declino di Trump, vero leader del sovranismo.

Nella fase di ritorno dalla Terza alla Prima Repubblica, Governo e Parlamento debbono preparare la sfida d’autunno, passando dalle molte voci a scelte precise:

Sanità: non si possono lasciare nelle casse europee i 37 miliardi del MES per non turbare i Grillini: sono fondi essenziali, a tasso zero, per nuove strutture di cura e ricerca, assunzione di nuovo personale, medico e infermieristico… L’assise del M5S sarà a fine anno: occorre decidere subito.

Scuola: lasciata sola da una Ministra… inconcludente, la Pubblica Istruzione (statale e paritaria) esige una forte ripartenza a settembre, senza tentennamenti, con la priorità ai contenuti educativi e alle esigenze delle famiglie, mentre per i docenti precari è passata la linea del concorso “senza crocette”.

Investimenti: le molte commissioni costituite da Conte sono univoche nel caldeggiare grandi opere infrastrutturali e innovazione tecnologica, con analogo riguardo al nord e al sud; si chiede inoltre una particolare attenzione per le filiere più in crisi, dall’auto al turismo, per fronteggiare la caduta dell’occupazione (che secondo stime del Cerved colpirà prevalentemente le città metropolitane, a cominciare da Torino).

Nuovi poveri: la Caritas ricorda ogni giorno il crescere delle persone disagiate. Gli stanziamenti per i senza-reddito debbono continuare ed essere accresciuti: non è vuoto assitenzialismo ma doveroso sostegno a chi non può permettersi una vita dignitosa (disoccupati, cassa-integrati, famiglie numerose o con soggetti deboli, extracomunitari…).

Tutti gli studi previsionali, italiani ed esteri, indicano una parziale ripresa dell’economia dal prossimo anno, mentre la fase più difficile sarà il secondo semestre di quest’anno; una ragione in più, per la politica e la società civile, per non perdersi in inutili conflitti, accelerando l’impiego delle risorse, italiane ed europee.

Una sola cifra: l’uso immediato dei 37 miliardi del MES vale, da solo, molto di più della riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari. I Grillini vorranno togliere con la mano destra quello che ottengono con la sinistra?