(Graziella Cortese)
Senza dubbio il freddo invernale concilia la visione di un film intenso, con i paesaggi del Nord Europa, un’ottima fotografia e la fiamma del camino accesa. La storia de “L’ospite d’inverno” si svolge nell’antica contea di Fife, in Scozia… È una terra di pescatori e di case in pietra da cui si osservano le scogliere a picco sul mare.
Frances è rimasta vedova e non riesce a ritrovare la serenità perduta, per lei non esiste l'”elaborazione” del lutto, ma soltanto giornate grigie e fredde come il mare del Nord. È’ una fotografa (come lo era il marito) e pensa di poter risucchiare con l’obiettivo la vera essenza delle cose; ha un figlio adolescente, Alex, un ragazzino dai capelli rossi e lo sguardo titubante, ma che riesce a prendersi cura di sé e della madre.
A interrompere la quotidianità di Frances sopraggiunge l’anziana madre, Elspeth: una donna vivace, con un carattere completamente opposto rispetto all’ombrosa figlia, che cerca di scuotere e riportare alla vita.
Sono in tutto quattro le vicende che si intersecano nella narrazione della pellicola: la storia di due anziane signore dedite a leggere l’elenco dei necrologi, quella di due ragazzini, Tom e Sam, che si affacciano alla pubertà e la love-story tra Alex e una compagna di scuola. Il mare è una lastra di ghiaccio ed è difficile riscaldare i cuori dei protagonisti, ma Frances dopo aver immaginato un viaggio in Australia, deciderà di restare a casa.
La sceneggiatura è stata tratta dalla pièce teatrale di Sharman MacDonald e l’influenza del palcoscenico è ben presente in tutto il film.
Probabilmente molti conoscono il regista Alan Rickman come attore shakesperiano e come interprete di Severus Piton, il professore di pozioni magiche alla scuola di Harry Potter; questa è la sua opera cinematografica d’esordio, apprezzata da critica e pubblico.