I gazebo hanno cambiato lo scenario della politica: rovesciando il risultato degli iscritti hanno scelto la linea nettamente di sinistra di Elly Schlein, nuova segretaria del Pd con il 53% dei voti, su una proposta ecologista, femminista, radicale. Sconfitto il favorito Stefano Bonaccini (46%), riformista, laburista.

La parlamentare bolognese ha vinto per il sostegno di molti mass-media di area laica, per la “voglia” di cambiamento dopo la dura sconfitta delle politiche, per la preferenza di una guida femminile.

Dopo l’ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, sul fronte opposto per la prima volta una donna conquista la segreteria del Pd. Propone un’opposizione radicale al Governo, la ricerca di un’intesa con i Pentastellati, la chiusura ai Centristi del Terzo Polo; sui temi etici ha rilanciato le scelte di Letta: eutanasia, diritto all’aborto, matrimonio egualitario. Schlein eredita un partito profondamente diviso: Bonaccini ha assicurato collaborazione, ma l’area riformista è in ebollizione, specie nella componente di estrazione Margherita-Popolari. L’ex ministro Delrio è per restare nel Pd, mentre l’ex ministro Fioroni ha annunciato le dimissioni, motivandole con la messa ai margini, sul piano politico e culturale, della componente cattolico-democratica. Fioroni si propone un nuovo progetto politico per riunire la galassia popolare, in modo distinto dal Terzo Polo. A sua volta il sindaco di Bergamo Gori pone la questione dell’Ucraina: resterà nel partito se non cambierà la linea Letta; su questo tema delicatissimo c’è una spinta su posizioni filo-grilline della sinistra di Provenzano e dei nuovi rientri di Art. 1 (Bersani, Speranza, con D’Alema alle spalle). Questa componente è stata determinante per la vittoria della Schlein.

Sarà quindi l’unità interna il vero problema della nuova segretaria. Anche la partecipazione ai gazebo appare una medaglia dai due volti: è positiva la presenza di oltre un milione di persone (anche se inferiore al passato), ma questo rappresenta appena il 2% dell’elettorato italiano. Un movimento significativo, ma minoritario, in una società politica chiamata a confrontarsi con il massiccio fenomeno dell’astensione.

La premier Meloni ha fatto gli auguri alla giovane segretaria e non sembra preoccupata dell’annuncio di scontro frontale, per diverse ragioni: la rottura con i Centristi riduce in Parlamento lo spazio delle minoranze mentre il Terzo Polo, alla ricerca degli “scontenti”, sarà ancor più su posizioni autonome; nelle elezioni repubblicane la sinistra, da sola, non ha mai vinto, mentre ha dominato il centro-sinistra, ovvero l’alleanza tra moderati e progressisti. La sconfitta del 25 settembre, con il Pd da solo, ne è la riprova. C’è poi l’effetto Mattarella: il Capo dello Stato preme per l’unità delle Istituzioni, con una corretta dialettica governo-opposizione.

Per la presidente del Consiglio i problemi acuti vengono dalla sua maggioranza; i distinguo di Berlusconi e Salvini sono continui. Ed è stato proprio Mattarella a mettere il dito sulla piaga, contestando la rottura con Bruxelles sulla concessione delle spiagge, in aperto dissenso con le regole comunitarie e con la sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Ancora il Presidente della Repubblica ha “corretto” il ministro dell’Istruzione Valditara sull’aggressione squadrista di Firenze ad alcuni studenti, ricordando il vincolo antifascista della nostra Costituzione.

Mattarella e la Meloni, infine, hanno richiamato l’Unione Europea a una politica d’intervento sull’immigrazione, dopo la tragedia di Crotone. Non si può assistere impotenti ai continui naufragi, con decine e decine di vittime. Ma su questo tema, delicatissimo, non solo l’Europa ma anche il ministro dell’Interno deve compiere una valutazione critica: proprio la strage di Crotone ha dimostrato che i naufragi avvengono in assenza delle navi ONG, perché la guerra, la fame, le persecuzioni spingono tanti disperati alla fuga. Limitare l’attività delle ONG favorisce le tragedie, non le evita. L’Italia sarà credibile a Bruxelles se cambierà il decreto Piantedosi, superando il veto di Salvini; già abbiamo incontrato problemi sullo scenario internazionale per il no del Segretario della Lega alla presenza di Zelensky a Sanremo.

Governo e opposizioni dovrebbero porre la priorità alla soluzione dei nodi aperti nel Paese, senza l’ossessione per i sondaggi, uscendo da un clima di perenne campagna elettorale.