(Filippo Ciantia)

Ho deciso di elogiare la plastica, prodotto tanto comune e discusso, quanto versatile ed utile. È un pensiero che mi segue dall’inizio della crisi sanitaria.

Ieri, al centro vaccinale, la fila delle persone era ancora lunga e le somministrazioni si succedevano senza sosta. È arrivata l’ennesima busta di plastica, con le dosi standard contenute in sette siringhe di plastica. Ho indossato i guanti di plastica. Ho guardato l’infermiera con mascherina e camice che contengono plastica; anche il vaccinando indossava mascherina e guanti! Non ho potuto che ringraziare “sorella plastica, tanto buona e utile, multiforme e adattabile, oggi indispensabile”.

L’ingegnere Giulio Natta nel 1963 si meritò il premio Nobel per la Chimica (assieme a Karl Ziegler) proprio per “le scoperte nel campo della chimica e nella tecnologia dei polimeri”: in breve per l’invenzione del polipropilene, la plastica più usata. Non so se la “cancel culture” ecologica cercherà di eliminare anche questo nostro genio dalle pagine di storia e scienza, ma certamente sarebbe un grave errore. Dobbiamo la nostra salvezza e salute in gran parte alla plastica. Come avremmo potuto proteggerci dal contagio senza questa geniale invenzione?

Poiché il gene non mente, Giuseppe Natta (il figlio di Giulio) è stato uno dei profeti del rispetto e della tutela dell’ambiente. Novello monaco benedettino, nella cascina Cassinazza (a poca distanza dalla Certosa di Pavia) Giuseppe ha creato un esemplare ambiente dove la produzione agricola si sposa armonicamente con la salvaguardia del territorio: gli spazi sono coltivati a natura, dove la biodiversità vegetale ed animale permette l’eliminazione di pesticidi; vi si produce un riso di grande qualità e pregio.

Abbiamo la grande responsabilità di vedere ciò che ci circonda con lo sguardo di chi ha avuto tutto in dono e tutto deve custodire ed usare bene. Anche la plastica, che tanto ci aiuta, va usata bene, riciclata appropriatamente e riusata laddove non è biodegradabile. Non possiamo dimenticarci del valore rivoluzionario dei piccoli gesti quotidiani. La genialità non sta solo nell’eccezionale intuito dei premi Nobel, ma nell’apprezzare tutto quello che abbiamo, sia nell’usarlo sia nel “buttarlo”.

Un modo quotidiano per aiutarci a “fare bene il bene” (come usava ripetere il beato Giuseppe Allamano).