Al Museo di arti decorative AccorsiOmetto, dal 21 ottobre scorso al 29 gennaio 2023, sono raccolte in una mostra particolarmente curata 33 tele, pezzi unici e di grande valore artistico e storico di protagonisti del Rinascimento piemontese come Giovanni Canavesio, Giovanni Martino Spanzotti, Gandolfino da Roreto, Bernardino Lanino, Gerolamo Giovenone e Defendente Ferrari. Gran parte di tali capolavori sono stati salvati e tutelati da importanti e colti collezionisti privati che, a seguito della legge Rattazzi del 1866 che soppresse gli ordini religiosi, hanno evitato la dispersione del patrimonio acquistando le opere.

Il titolo della mostra, “Rinascimento privato”, fa riferimento al romanzo di Maria Bellonci, Premio Strega 1986, e intende raccontare l’evoluzione della pittura piemontese tra la metà del ‘400 e la metà del ‘500.

Intorno ai decenni centrali del XV secolo, infatti, si affermò in Piemonte un nuovo stile pittorico grazie sia al contributo di opere provenienti dall’estero come i trittici fiamminghi commissionati dai ricchi banchieri chieresi, sia alla presenza di artisti come Antoine de Lonhy (di cui si ricorda la recente mostra a Palazzo Madama di Torino) e Giovanni Canavesio che hanno saputo innovare il linguaggio figurativo tardogotico.

Solo verso la fine del ‘400, però, la moderna pittura si impose anche in Piemonte: maestri come Macrino d’Alba e Giovanni Martino Spanzotti diffusero le novità che si erano già affermate nel Lazio e in Lombardia.

Ma saranno soprattutto i pittori della generazione successiva, come Defendente Ferrari e Gandolfino da Roreto, a incarnare nelle loro opere i fermenti della modernità.

La rassegna si articola in sei sezioni.

S’inizia con i Precursori, sezione in cui troviamo soprattutto Giovanni Canavesio con una tavola dipinta a tempera raffigurante un Santo Vescovo (forse Sant’Agostino) del XV secolo; la successiva, dedicata ai Committenti, presenta lavori di Oddone Pascale realizzati tra il 1530 e il 1550.

In questa sala si trovano anche i Grandi polittici tra scomposizione e ricostruzione, che facevano parte di un polittico eseguito da Giovanni Martino Spanzotti e da Defendente Ferrari tra il 1496 e il 1500.

Di Spanzotti si ricorda che come interprete del rinnovamento del Rinascimento piemontese esercitò una profonda influenza sugli artisti locali del periodo.

Proseguendo nel percorso, nella sezione Arredare decorando, si possono ammirare due splendidi frontoni di cassoni nuziali: il primo proveniente dalla collezione di Vittorio Tornielli, architetto e ingegnere che costruì il castello di Cereseto, confluito poi nelle collezioni di Gualino; il secondo frontone fu comprato da Pietro Accorsi ed esposto nella mostra del 1938 Gotico e Rinascimento. Avviandoci verso la fine del percorso espositivo troviamo Immagi-nare la santità, dedicata a culto e devozione, in cui spiccano le opere di Antoine de Lonhy, Gandolfino da Roreto, Oddone Pascale, Gerolamo Giovenale, Raffaele Giovenone.

Di Antoine de Lonhy si segnala che fu un artista eclettico: pittore, miniatore, maestro di vetrate, scultore e autore di disegni per ricami, aspetti che gli consentirono di essere un innovatore del linguaggio artistico.

E per finire la sezione dedicata a Defendente Ferrari e la pittura rinascimentale in Piemonte, con particolare attenzione al rapporto tra tradizione e innovazione.

Nella stessa sezione opere anche di Giovanni Martino Spanzotti, Gerolamo Giovenone e Bernardino Lanino.

Il Ferrari fu anche molto apprezzato dalla committenza ecclesiastica e lasciò quindi opere importanti soprattutto nel Piemonte occidentale.

Luca Mana, direttore del Museo Accorsi-Ometto, che ha curato insieme a Serena d’Italia e Vittorio Natale la mostra, ha ricordato l’unicità dell’esposizione che offre per la prima volta alla fruizione del pubblico opere del tutto sconosciute.

Ha sottolineato inoltre le difficoltà incontrate per convincere i collezionisti a mettere a disposizione i loro capolavori, e come la mostra sia il frutto di un lungo lavoro di garanzie e fiducia nei confronti dal Museo da lui guidato.

Luisa Marucco.

Redazione Web